In forma ad ogni costo - Sport-addiction: culto del corpo o patologia?
Fin da piccoli ci è stato detto e ripetuto che fare sport “fa bene al fisico”: in effetti lo sport è da sempre considerato uno strumento di benessere e un aspetto importante della propria vita.
Lo è divenuto a tal punto che lo si inserisce nei curriculum vitae, sia lo si pratichi a livello dilettantistico che a livello agonistico.
Praticare uno o più sport è sicuramente importante per il nostro fisico, purché questo importante mezzo di benessere non diventi un'ossessione.
La società odierna ha messo al centro il culto del corpo perfetto, sottolineando come bellezza e magrezza siano un must irrinunciabile.
Questa ricerca spasmodica della perfezione, con l'aiuto anche di diete e chirurgia estetica, rivela che lo sport viene sempre più utilizzato per apparire meglio agli occhi degli altri. Il che ci parla di un bisogno relazionale, piuttosto che personale.
La situazione è diversa quando una persona non riesce a fare a meno di fare sport, che diventa una sorta di droga a cui non può rinunciare, che va ben oltre i fini salutistici.
Questa persona è detta sport-addicted, cioè un individuo che ha sviluppato una vera e propria dipendenza dallo sport, che non è legata alla quantità dello sport praticato, bensì nella presenza di sintomi simili a quelli presenti in altre dipendenze.
Vi sono 3 categorie principali, ognuna delle quali ha un rapporto particolare con l'attività sportiva:
- i maniaci sportivi, sono coloro che traggono un miglioramento psicologico positivo nella pratica sportiva, che è accompagnata da un senso di benessere, di soddisfazione e di successo;
- gli sportivi compulsivi, per cui l'attività fisica è un modo per sostenere una precisa routine, che conferisce un senso di controllo e di superiorità morale;
- i dipendenti dallo sport, in cui l'attività fisica ha la funzione di regolatore dell'umore e di eventuali squilibri interni. In questi soggetti, l'attività sportiva lenisce uno stato di malessere, che la persona prova al di fuori dell'attività fisica e la pratica sportiva rappresenta l'unico momento della giornata in cui ci si sente vivi e attivi.
Ma se lo sport finisce per dominare in modo crescente l'intera vita della persona, condizionandone i ritmi e influenzandone le relazioni, non si può più pensare che sia fonte di benessere, ma ci dice che qualche cosa non va.
E' bene distinguere quindi tra un sano ed equilibrato esercizio fisico, che è rivolto alla cura di sé e al miglioramento della propria vitalità, da un modo patologico di vivere lo sport, in cui le pratiche legate all'allenamento diventano così totalizzanti da incidere su tutti gli altri aspetti della vita, come il lavoro, lo studio, i rapporti sociali e le relazioni sentimentali.
I sintomi propri della dipendenza si manifestano in assenza dell'attività sportiva e determinano la spinta ad impegnarsi sempre di più. Questa spinta diventa compulsione volta a ridurre le sensazioni negative derivanti dalla mancanza dell'attività fisica.
Col tempo appariranno emozioni come il senso di vuoto o il senso di colpa per non essersi dedicati allo sport a sufficienza.
E chi soffre di sport-addiction non ammette il proprio disagio. Pertanto è difficile persuaderlo a chiedere aiuto ad uno specialista. Ma uno psicologo può aiutare anche le persone che gli sono accanto a fargli capire il suo malessere.
In chi pratica lo sport in modo sano, appaiono invece molte emozioni positive: innalzamento del tono dell'umore che sarà determinante per lo svolgimento delle altre attività, nel lavoro e nelle relazioni; sensazione di competenza e di successo; aumento delle propria attribuzione alla riuscita e innalzamento dell'autostima.
Pertanto rimane vero il vecchio “mens sana in corpore sano”, purché sia accompagnato dall'eliminazione di eccessi, poiché “in medio stat virtus” (la virtù sta nel mezzo).