Benessere sociale e ascolto attivo
Il benessere della persona coinvolge molti aspetti e non solamente la salute psicofisica di cui si parla molto.
Se da anni ci ripetono di muoverci, di camminare e di alimentarci in maniera sana e contenuta, per parlare di vero benessere è necessario prendere in considerazione anche altri aspetti della vita.
L'aspetto sociale, in particolare, è strettamente legato alla percezione della qualità di vita che abbiamo di noi stessi e degli altri.
Dobbiamo chiederci per esempio se abbiamo delle relazioni soddisfacenti: un grado di apertura verso l'altro che ci permette di scambiare opinioni e sensazioni, un modo di porci basato su rispetto e gentilezza, una capacità di ascoltare veramente il nostro prossimo, così come vorremmo essere ascoltati noi.
Spesso osservo invece la poca attenzione verso l'altro: dialoghi aggressivi, dove ognuno interrompe l'altro per esprimere la propria idea, cambiare discorso mentre una persona ci sta raccontando un fatto, non lasciare il tempo di esprimersi con calma alle persone più avanti con gli anni.
Eppure siamo “animali sociali”, abbiamo un grande bisogno di relazioni.
La solitudine è un profondo malessere che come un cancro divora le persone.
Quando sento qualcuno dire che “non si può più parlare con la gente”, obietto che possiamo fare uno sforzo e provare per primi noi a cambiare e a provare a vedere le cose da un'altra angolazione.
Sono sempre disponibile ad un ascolto attivo?
Ascoltare comporta un processo attivo e complesso, non è un sinonimo di “sentire”.
L'ascolto attivo, quello che porta benessere nell'altro, è formato da vicinanza emotiva, da interesse verso l'altro (I care of you) e veicola un feedback positivo riassumibile nella frase: “Sei importante per me (accetto di entrare in relazione con te) e non ti giudico (ti accetto come sei).”
Ne siamo davvero capaci?
(articolo uscito su Liberetà, giugno 2015)