I nuovi schiavi
Il 2 dicembre è la Giornata internazionale per l'abolizione della schiavitù, istituita nel 1949 in seguito all'approvazione da parte dell'Assemblea generale della Convenzione delle Nazioni Unite per la repressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui.
Ora, a che punto siamo? Probabilmente molti di noi pensano che la schiavitù sia superata, tipica di altre epoche, invece qualche anno fa si parlava di 27 milioni di poveri, migranti e donne nel mondo vittime del fenomeno da parte di organizzazioni criminali transnazionali.
Ora si parla di oltre 40 milioni di individui, di cui un quarto sono bambini.
La tratta di esseri umani è considerata uno dei reati più gravi a livello mondiale e costituisce una pesante violazione dei diritti umani.
Questa ha varie forme: anche alcuni matrimoni forzati, per esempio, possono rientrare nella definizione di tratta di esseri umani.
stico il lavoro sono solo alcuni esempi di lavoro forzato. Ma ciò non significa che sia inevitabile.
Andrew Forrest, fondatore e presidente della Free Walk Foundation afferma: «Sradicare la schiavitù è giusto moralmente, politicamente, da un punto di vista logico ed economico.”
Come sempre sostengo che prima di tutto serve avere consapevolezza dell'esistenza di un fenomeno misconosciuto, poi serve scoprirlo e pensare a come contribuire al cambiamento.
O siamo troppo schiavi noi stessi del nostro Ego, che ci suggerisce di dedicarci alla condivisione di qualche frase mielosa sui social, adottando la politica dello struzzo, “perché io ho già i miei problemi”?
Guardiamo il fenomeno da un punto di vista psicologico: nelle dimensioni del benessere oggettivo vi è anche la caratteristica della libertà. Noi siamo liberi. Abbastanza. Riusciamo a capire cosa significa essere privati della libertà? Sottostare al volere altrui, di qualcuno che ci tratta come un oggetto, e di poco valore?
Immaginatevi così e ciò produrrà in voi un moto di ribellione potente.
Ma le persone schiave non possono nemmeno ribellarsi.
Credo sia importante da una parte capire che siamo dei privilegiati, dall'altra non girare la testa di fronte ai mali del mondo.
Essere partecipativi, ognuno a modo proprio, contribuisce al bene dell'umanità, ma anche individualmente ad aumentare il benessere e la qualità della nostra vita.
O preferiamo essere schiavi solo dei nostri smartphone?
Per approfondire: http://50forfreedom.org/modern-slavery/