Paola Taufer

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Il paradosso è servito: 2018, scuola e comunicazione ai tempi della preistoria

È sorprendente come per indicare un luogo dove i ragazzi giovani assieme all'insegnante debbano rimanere buona parte della giornata per tanti anni in maniera più o meno obbligatoria si utilizzi la parola scuola che deriva dal latino schŏla e dal greco σχολή che significa ozio o libero e piacevole uso delle proprie forze.

Sarà per questo che la scuola non funziona?

Perché è strutturata in maniera completamente diversa dal significato originario che aveva il giusto senso.

In alcuni paesi del Nord Europa,  la scuola ha una struttura di studio risultante da momenti esperenziali e altri di riposo. I ragazzi sono liberi di curiosare e soffermarsi sulle diverse materie, seguiti naturalmente da docenti preparati, non a insegnare la propria materia, ma ad avere un bagaglio culturale di conoscenze trasversale a molte materie, quindi in grado di affrontare i temi più disparati. I ragazzi in questo modo possono imparare piacevolmente, ma anche fermarsi a  giocare,  dormire e tornare allo studio liberamente, in maniera non coercitiva, in modo ottimale per il corpo e per la mente. 

Questa dovrebbe essere la vera scuola in tutto il mondo, ma di fatto non è così.

Se diamo un'occhiata al mondo, per l'appunto, vediamo che ogni tanto in America i ragazzi imbracciano fucili o impugnano pistole e sparano ad insegnanti, a coetanei, perlopiù senza una ragione (almeno apparente). E la soluzione di fondo non può essere armare i professori, questo porta ad un vortice di degrado sociale e psicologico da cui sarà sempre più difficile uscire.

In Europa e Italia questo non succede perché c'è una legge molto più severa riguardo all’uso alle armi, altrimenti io temo che qualche episodio simile succederebbe anche anche da noi.

Qui invece succede qualcosa di diverso, decisamente indicativo della crisi della scuola, ma non solo, riflette una crisi più generale, nelle relazioni e nei rapporti interpersonali.

Qui succedono episodi in cui uno studente aggredisce il professore, e se lo fa viene difeso dai genitori.

Insegnare diventa quindi un mestiere sempre più pericoloso tanto più che i ragazzi si sentono autorizzati alla mancanza di rispetto verso quell’adulto  che sta in un'aula con loro, per cercare di trasmettere conoscenza utile al proseguo della loro vita.

Un ragazzino si sente sicuramente autorizzato ad esprimere l'aggressività in maniera primordiale, quando sa che alle spalle c’è una famiglia che qualsiasi cosa faccia lo considererà innocente.

Il grosso problema, il rischio futuro sarà che quello stesso ragazzo che ha insultato un insegnante e poi aumentato il tiro aggredendolo fisicamente, potrà aumentare ancora il tiro e fare anche molto peggio, arrivare ad uccidere per esempio, perché ha imparato che ci sarà sempre qualcuno dalla sua parte per partito preso.

In questo modo il danno è fatto, perché l’incapacità di discernere tra il bene e il male, lo inciterà a sentirsi in diritto di fare qualsiasi cosa, la legge del più forte. 

In fondo l'errore più grande è proprio questo: non trasmettere i valori di una vita comunitaria, semplicemente rispetto, collaborazione e comprensione dell'altro.

Quindi si torna l'età della pietra, quando sussistevano molte difficoltà a comunicare e quindi si passava alle vie di fatto, si arrivava facilmente alle mani.

Il vero paradosso consiste in questo: nel 2018, in un'epoca in cui non si fa altro che comunicare, in tutti modi possibili, di fatto si torna all'aggressività tipica di chi non è in grado di comunicare.

Le persone infatti che prediligono l’uso delle mani, sono persone che non sono capaci di esprimersi in maniera più evoluta.

Se questo lo fa il ragazzo, con l'esuberanza dell'età, andrebbe ovviamente frenato, ma se nessuno lo contiene, lui penserà che quello sia l'unico modo di comunicare: istintuale, diretto, senza il bisogno di utilizzare le funzioni cognitive come il ragionamento, il pensiero, il linguaggio, il problem solving (che così non si affinano).

Forse in famiglia tutti comunicano con le mani invece che con la bocca e con la testa. O forse non vi è nemmeno la consapevolezza che qualcosa abbia preso la direzione sbagliata.

La scuola così com’è non funziona più da troppi anni, anche se vi sono ottimi insegnanti. È una modalità che funzionava sino al secolo scorso, bisogna ripensarla.

Ma per ripensare una scuola sul modello scandinavo, serve concentrarsi prima di tutto sui rapporti tra le persone, quindi su un'educazione alla corretta relazione con gli altri, aspetto questo che non viene preso in considerazione né in famiglia né a scuola, purtroppo.