Il ruolo della badante
Badante: un termine che è diventato molto familiare nella società italiana, ma è sconosciuto in molti altri paesi europei. Ad esempio, in Danimarca non esiste un equivalente di "badante" perché gli anziani non autosufficienti sono assistiti dallo Stato. In Italia, invece, la figura della (o del) badante è una colonna portante del sistema di assistenza privata per le persone molto anziane.
Ma che tipo di relazione si sviluppa tra badanti e anziani? E che rapporto c'è con la famiglia dell'anziano?
Innanzitutto, chi è una "badante"? Di solito si tratta di una donna tra i 30 e i 55 anni, spesso originaria dell'Europa dell'Est, dove lascia la famiglia per venire a lavorare in Italia e contribuire al suo mantenimento, ad esempio pagando l'istruzione dei figli.
Prendersi cura di una persona non autosufficiente è un compito faticoso e spesso significa dedicare e sacrificare la propria vita per quella dell'anziano assistito. E il rapporto tra l'anziano e il "badante" può diventare, nel tempo, molto intenso.
La badante è spesso l'unica persona che si prende cura dell'anziano. Vive con lui tutto il giorno, a volte fa i turni con un altro assistente. Tuttavia, spesso questo rappresenta l'unico contatto dell'anziano con il mondo e l'unica opportunità di esprimere i propri sentimenti e ricordi. Nei casi di demenza senile, il "badante" è l'unica persona con cui l'anziano può tenersi per mano o ricevere un tocco di conforto, che è essenziale per la qualità della vita della persona malata.
Come riporta Giuliana Costa in un articolo pubblicato sulla "Rassegna italiana di sociologia", "prendersi cura di qualcuno ha implicazioni sia materiali che simboliche che possono influenzare il funzionamento delle persone coinvolte". Ecco perché è fondamentale che la badante abbia i suoi spazi all'interno della casa, la sua privacy e i suoi contatti con il mondo esterno. I familiari controllanti e difficili non faranno altro che peggiorare la vita dei loro cari anziani.