Hikikomori : il nuovo fenomeno che colpisce gli adolescenti

Il termine deriva da una sindrome conosciuta da tempo in Giappone, ora in forte crescita anche in Italia.

Sono giovani dai 14 ai 25 anni, soprattutto maschi e figli unici, apparentemente solo schivi e solitari, ma che nascondono un forte malessere che non riescono a condividere con nessuno.

Hikikomori è un fenomeno nato in Giappone, ma dilagato similmente dapprima in Nord Europa e negli Stati Uniti, poi nel resto dell'occidente, tanto che è stato ribattezzato Social Withdrawal , ovvero isolamento e ritiro dalla società.

I ragazzi che ne sono colpiti trascorrono la loro vita sempre isolati in casa, per la maggior parte del tempo nella loro stanza e non hanno desideri, tranne quello di vivere da soli, senza contatti sociali. Non vanno a scuola e non lavorano. Impiegano il loro tempo davanti a videogiochi, internet, leggendo fumetti o guardando la tv. E' una modalità patologica che si distingue dalle dipendenze tecnologiche, proprio perché non vi è l'utilizzo di un unico mezzo attivo (es. pc), ma anche quello di mezzi passivi con tv e giornali.

Le cause di questo fenomeno sono molteplici, (può iniziare da episodi di bullismo, fallimenti scolastici o sollecitazioni competitive familiari), ma certamente alla base vi è una fragilità caratteriale importante, che allontana il ragazzo dalla stessa possibilità di essere aiutato. Poiché non vuole vedere nessuno e limita anche i rapporti con i propri genitori, ancor meno accetterà l'aiuto di un professionista.

Questi giovani sono caratterizzati principalmente da due caratteristiche: una bassa autostima che li fa sentire inadeguati ad affrontare il mondo e un'ansia sociale, dove l'altro viene vissuto come soverchiante e giudicante (e quindi il loro pensiero disfunzionale è di non essere mai all'altezza).

Il Social Withdrawal comporta pertanto un ritiro relazionale e una autoesclusione dal mondo che evidenzia una seria crisi del ragazzo, ma anche una enorme sofferenza dei genitori che non sanno come affrontare il problema.

E allora, cosa fare?

Il ragazzo non chiederà aiuto, perché lui sta bene rintanato nella sua stanza. Quindi l'intervento di uno psicologo, in questi casi, è al domicilio, dove il percorso psicoterapeutico sarà accompagnato da brevi uscite nella vita reale con il ragazzo e nel contempo vi sarà una ristrutturazione cognitiva per migliorare l'autostima, la sicurezza e renderlo così in grado di tornare a confrontarsi con il mondo esterno.