Vite superiori
La Terra va vista come una casa comune, in cui si entra in relazione con le altre forme viventi.
Lo fanno da sempre gli animali e, secondo studi più recenti, anche le piante.
Viviamo in un mondo che ci sollecita ad esprimere la parte peggiore di noi. E ci costringe a credere che solo la strada dell’individualismo, lastricata di motti che riecheggiano dall’alto di poteri sfumati e da arroganza che pare l’unica via di realizzazione, siano il modo vero e completo di vivere.
Abbiamo perso la capacità di fermarci a riflettere, la capacità di produrre un nostro pensiero originale che ci permetta di analizzare la qualità delle nostre azioni, anche comunicative. Eppure ognuno di noi ha tutte le carte in regola per esprimere la propria creativa visione del mondo.
Siamo capaci di equilibrio, rispetto, di empatia. La Terra va vista come una casa comune, in cui si entra in relazione con le altre forme viventi.
Lo fanno da sempre gli animali e, secondo studi più recenti, anche le piante.
Possibile che sia l’essere umano a regredire, mentre il resto della vita sulla Terra, si adatta continuamente alla vita?
E’ la capacità di adattamento la più alta forma di intelligenza, ma questo non sembra essere compreso dai confusi ragionamenti della cosiddetta razza “superiore”. Meglio riprendere in mano il libro di Darwin “L’origine della specie” per capire chi è il “migliore” (il concetto del più forte è stata in passato una pura strumentalizzazione per giustificare certi umani del loro accrescimento di potere).
Condivido quanto scrive Stefano Mancuso nel suo libro “La nazione delle piante” (che invito a leggere) quando parla di homo sapiens: “Il nome della nostra specie è Sapiens, che come è evidente descrive immediatamente la caratteristica principale che ci contraddistingue: la presunzione.”
Ci troviamo inconsapevoli nel bel mezzo della sesta estinzione di massa e allegramente attraversiamo le nostre vite inquinando, distruggendo terre e mari, ignari del nostro destino. Forse è troppo tardi, per la razza umana intendo, ma di certo altre forme di vita sapranno lottare e sopravvivere su questo pianeta, già le piante stanno migrando verso luoghi più adatti a loro. Sia chiaro: in un’epoca che ci costringe alla costante velocità, loro lo fanno con i tempi propri, lentamente ma inesorabilmente.
Nelle oramai purtroppo esigue lande di mondo in cui non è presente l’uomo, anche gli animali sono in perfetto equilibrio tra loro e col mondo vegetale.
Noi abbiamo una sola speranza: comprendere finalmente quali siano le vere vite superiori, le piante, quelle che ci potranno (o che ci potrebbero) condurre alla salvezza.
Quanto sei intelligente? Meglio: che tipo di intelligenza hai?
L'intelligenza è quella facoltà mentale che consente ad un soggetto di interagire con la realtà; essa implica le capacità di comprendere la realtà, le idee e il linguaggio, di ragionare, di apprendere, di pianificare e di effettuare efficacemente il problem solving.
le intelligenze multiple di Gardner e il concetto di intelligenza emotiva di Goleman.
La parola intelligenza viene dal latino "intelligĕre", "capire", che comprende il prefisso inter ("tra"), e la radice legĕre ("leggere", "cogliere") o ligāre ("legare") suggerendo essenzialmente l'attitudine a "leggere tra le righe" e a stabilire (nella propria mente) delle correlazioni tra elementi.
L'intelligenza è quella facoltà mentale che consente ad un soggetto di interagire con la realtà; essa implica le capacità di comprendere la realtà, le idee e il linguaggio, di ragionare, di apprendere, di pianificare e di effettuare efficacemente il problem solving.
Il problem solving è un processo mentale volto a trovare un percorso che porta il cambiamento da una situazione iniziale ad una disposizione finale. E' la capacità di fronteggiare i problemi e di trovare delle soluzioni adatte.
Nel secolo scorso vi sono state varie visioni dell'intelligenza e varie suddivisioni, fino ad arrivare alle più recenti e condivise: le intelligenze multiple di Gardner e il concetto di intelligenza emotiva di Goleman.
Lo psicologo statunitense Howard Gardner distingue 9 tipi fondamentali di intelligenza, localizzati in parti differenti del cervello:
1. Intelligenza Linguistica: è l'intelligenza legata alla capacità di utilizzare un vocabolario chiaro ed efficace. Chi la possiede solitamente sa variare il suo registro linguistico in base alle necessità ed ha la tendenza a riflettere sul linguaggio. Propria dei linguisti e degli scrittori.
2. Intelligenza Logico-Matematica: coinvolge sia l'emisfero cerebrale sinistro, che ricorda i simboli matematici, che quello di destra, nel quale vengono elaborati i concetti. È l'intelligenza che riguarda il ragionamento deduttivo, la schematizzazione e le catene logiche. Era l'unica su cui si basava l'originale test di misurazione del QI, Quoziente di intelligenza, ormai superato. Comune nei matematici e in generale in chi si occupa della scienza o delle sue modalità applicative (ingegneria, tecnologia, etc.)
3. Intelligenza Spaziale: riguarda la capacità di percepire forme ed oggetti nello spazio. Chi la possiede, normalmente, ha una sviluppata memoria per i dettagli ambientali e le caratteristiche esteriori delle figure, sa orientarsi in luoghi intricati e riconosce oggetti tridimensionali in base a schemi mentali piuttosto complessi. Questa forma dell'intelligenza si manifesta essenzialmente nella creazione di arti figurative.
4. Intelligenza Corporeo-Cinestesica: coinvolge il cervelletto, i gangli fondamentali, il talamo e vari altri punti del nostro cervello. Chi la possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di coordinare bene i movimenti. In generale si può riferire a chi fa un uso creativo del corpo, come i ginnasti e i ballerini.
5. Intelligenza Musicale: è localizzata nell'emisfero destro del cervello, ma le persone con cultura musicale elaborano la melodia in quello sinistro. È la capacità di riconoscere l'altezza dei suoni, le costruzioni armoniche e contrappuntistiche. Chi ne è dotato solitamente ha uno spiccato talento per l'uso di uno o più strumenti musicali, o per la modulazione canora della propria voce.
6. Intelligenza Interpersonale: coinvolge tutto il cervello, ma principalmente i lobi pre-frontali. Riguarda la capacità di comprendere gli altri, le loro esigenze, le paure, i desideri nascosti, di creare situazioni sociali favorevoli e di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi. Si può riscontrare specificamente nei politici e negli psicologi, più genericamente in quanti possiedono spiccata empatia e abilità di interazione sociale.
7. Intelligenza Intrapersonale: riguarda la capacità di comprendere la propria individualità, di saperla inserire nel contesto sociale per ottenere risultati migliori nella vita personale, e anche di sapersi immedesimare in personalità diverse dalla propria.
8. Intelligenza Naturalistica: consiste nel saper individuare determinati oggetti naturali, classificarli in un ordine preciso e cogliere le relazioni tra di essi. Alcuni gruppi umani che vivono in uno stadio ancora "primitivo", come le tribù aborigene di raccoglitori-cacciatori, mostrano una grande capacità nel sapersi orientare nell'ambiente naturale riconoscendone anche i minimi dettagli.
9. Intelligenza Esistenziale o Teoretica: rappresenta la capacità di riflettere consapevolmente sui grandi temi della speculazione teoretica, come la natura dell'universo e la coscienza umana, e di ricavare da sofisticati processi di astrazione delle categorie concettuali che possano essere valide universalmente. Questo tipo di intelligenza è maggiormente posseduta dai filosofi, e in una certa misura dai fisici.
Sebbene queste capacità siano più o meno innate negli individui, non sono statiche e possono essere sviluppate mediante l'esercizio. Inoltre, esse possono anche "decadere" con il tempo.
Per questo è necessario esercitare, oltre al nostro corpo, anche la nostra mente, a tutte le età.
Ricordo inoltre che l'intelligenza non va confusa con i disturbi di apprendimento come dislessia o disturbi del linguaggio. I disturbi specifici di apprendimento si verificano in soggetti che hanno intelligenza almeno nella norma, se non a livello superiore: ne erano colpiti Einstein e Newton.
da: "Giornale delle Giudicarie"
Prossima fermata: the end - la terra è sold out
L'istinto insito nel cervello rettiliano è sempre quello di sopravvivenza, chissà in che modo l'evoluzione cerebrale ha portato all'indifferenza verso l'autodistruzione
Ultimamente vengo avvolta da pensieri mesti per il nostro pianeta.
Sono immensamente triste perché vedo un mondo che sta per finire, dato che l'ingordigia, la stupidità e l'ignoranza umane hanno superato i livelli di criticità.
Gli haters hanno il sopravvento, sempre più in pochi utilizzano gentilezza, rispetto, sorrisi. E sempre meno pensano al bene comune.
La Terra brucerà, in realtà lo sta già facendo, sotto gli occhi di uomini potenti che pensano solo al loro tornaconto.
Forse loro si sono già preparati un posto su Marte, noi certo non lo sapremo mai.
E periremo per la loro cupidigia, l'ingiustizia sociale ha sempre le sue vittime.
Ma penso a tutte le forme viventi del Pianeta che stiamo distruggendo, ignare e incolpevoli.
Il mondo è loro, lo è sempre stato.
Mondo minerale, vegetale e animale (escluso l'essere umano) sono regni in perfetto equilibrio, anche quando vi sono decimazioni o si sfiora l'estinzione. Estinzione che ora avverrà però per mano dell'uomo, "razza superiore", ma non così tanto intelligente da prevenire l'autodistruzione.
Sono triste per gli innocenti, che se ne andranno via senza capire il perché, lottando inutilmente per la loro pacifica e naturale sopravvivenza.
La Terra brucia, anche laddove vi sono sempre stati territori glaciali, una desolazione per le rare flora e fauna locale, che morirà di stenti. Già tanti ne sono morti così, se non uccisi da umani.
L'istinto insito nel cervello rettiliano è sempre quello di sopravvivenza, chissà in che modo l'evoluzione cerebrale ha portato all'indifferenza verso l'autodistruzione, non sembra possibile, di certo non è logico e sicuramente nessun altro animale, definito inferiore, deciderebbe in tal senso.
Anche quando sentiamo parlar di dissesti idrogeologici, dobbiamo comprendere che non accadono a caso, ma che invece la fame di territori e di proprietà da sfruttare ha portato ad un cambiamento eccessivo dell’ambiente: abbiamo modificato il corso dei fiumi, scavato montagne, distrutto foreste, costruito su terreni instabili e non possiamo poi lamentarci dei danni derivanti da agenti atmosferici.
Povero essere umano, per niente lungimirante, specie aggressiva senza ragioni di autodifesa, amante delle sfide perdenti.
I danni vanno pagati, il conto si sta presentando lentamente, ma inesorabilmente. Speriamo che la prossima razza "superiore", estinto l'uomo, possa esserlo davvero.
Amare se stessi non corrisponde ad egoismo
Quello che è successo quindi in questi anni di trasformazione, è stato passare dall'eccesso di attenzione verso gli altri trascurando sé stessi, fino all'eccesso di attenzione verso se stessi trascurando completamente gli altri.
E’ una questione di equilibrio. Aspetto che viene sempre più accantonato in questi anni di estremismi, di eccessi.
Un tempo vedevo le persone gentili che si occupavano del loro prossimo ed erano felici, perché questo succedeva reciprocamente nel momento del bisogno. Avevamo qualcuno su cui poter contare, condizione indispensabile per un benessere sociale.
Ora fa molto trendy non occuparsi degli altri, ignorare il prossimo per occuparsi esclusivamente di sé, additando ipotetici diritti a farlo (che spesso nascondono impressioni di rivalsa e insoddisfazione generica).
Ho conosciuto nel mio lavoro tante persone che hanno dedicato la loro vita gli altri e che un certo punto hanno capito di essere inquiete, perché non hanno ritagliato i giusti spazi da dedicare a loro stesse. E quello che viene suggerito sempre da più parti (purtroppo anche da persone più o meno incompetenti) e da tanti post sui social, in cui viene racchiusa in una sola frase l'ipotetica soluzione di vita, è quanto sia importante rivolgere ogni affetto, ogni pensiero, ogni azioni verso se stessi.
Quello che è successo quindi in questi anni di trasformazione, è stato passare dall'eccesso di attenzione verso gli altri trascurando sé stessi, fino all'eccesso di attenzione verso se stessi trascurando completamente gli altri.
E questo è paradossale, dato che occuparci degli altri ci rende felici, soddisfatti, perché ci fa sentire utili, capaci, attenti; risponde a quei valori di condivisione e di solidarietà a cui tutte le persone dovrebbero mirare, perché - checché se ne dica - il popolo umano, i terrestri, gli abitanti della terra sono proprio tutti uguali. Significa quindi stare bene facendo del bene, in maniera spontanea, diretta, genuina.
Molte piccole azioni quotidiane e parole ben ponderate possono accrescere il tono dell’umore sia di chi le trasmette sia di chi le riceve: una solo atto di gentilezza può trasformare l’intera giornata di una persona; una frase autentica di incoraggiamento può far modificare il pensiero su di sé e sulle personali capacità; un ascolto attento ed empatico (spesso non serve neppure parlare!) rivoluziona la considerazione che abbiamo verso il prossimo e sancisce la possibilità di vivere una vita che abbia senso, basata su rapporti socio-relazionali puri, onesti, privi di trappole mentali e di diffidenza.
Ognuno di noi può realizzare questo piccolo miracolo, infrequente di questi tempi, ma pur sempre possibile!
Odio: effetto boomerang
La libertà individuale deriva anche da una corretta educazione al rispetto, alla riflessione e alla crescita personale attraverso il confronto con l’altro, diverso da noi per genere, età, provenienza
Dovevamo aspettarcelo, era solo questione di tempo. Il vecchio detto “chi semina vento, raccoglie tempesta” sta colpendo inesorabilmente. E colpisce proprio coloro che, credendosi immuni, hanno trasformato la nostra società in una giostra di ostilità, intolleranza, astio, malevolenza.
Il cambiamento sociale avviene anche (o soprattutto?) attraverso i social, ed è su questo mezzo di comunicazione che spuntano come funghi ragazzini che augurano la morte agli over 50, ritenuti colpevoli di aver inquinato il pianeta.
Senza troppo pensare, stanno augurando la morte ai propri genitori, nonni, e anche naturalmente a tutti coloro che, a vario titolo, governano questo mondo.
Dopo la semina del razzismo, a cascata arriva anche l’ageismo: derivato dall’inglese ageism, indica la discriminazione dei confronti di una persona in base alla sua età.
Da tempo mi occupo di questo fenomeno, ma finora nell’ambito di disparità di trattamento socio-sanitario nei confronti degli over 65. Il porre l’anziano su un piano secondario nell’ambito dei diritti di cura e di attenzione, è purtroppo un sintomo importante di una società malata di giovinezza, beltà e individualismo. E va combattuto strenuamente, affinché ogni persona mantenga il diritto di vivere appieno ogni età con rispetto e dignità.
Ma ora? Adolescenti disorientati che inveiscono contro adulti smarriti in bolle di comunicazione silenziosa, distante, frantumata nello spazio indefinito: come faremo a recuperare?
La libertà individuale deriva anche da una corretta educazione al rispetto, alla riflessione e alla crescita personale attraverso il confronto con l’altro, diverso da noi per genere, età, provenienza: la semina dell’odio e della faziosità ci allontana inesorabilmente gli uni dagli altri, allontana popoli, ma anche generazioni, in un impatto devastante di egoismo, indifferenza, insensibilità e cinismo, fino a giungere ad atti di crudeltà.
Non possiamo meravigliarci però di questi atteggiamenti giovanili, additando motivazioni generiche che colpevolizzano il mondo virtuale: questi ragazzi rispecchiano i valori di una società che non li ha saputi aiutare a diventare migliori, figli di famiglie concentrate sul proprio appagamento, amici di pari che non sono più in grado di sognare.
La svolta avviene quando alla consapevolezza che un cambiamento di pensiero è possibile, segue la reale volontà di mettere al centro l’amore per l’altro, la condivisione, la felicità di fare assieme, con la speranza che questa generazione comprenda e ripudi tutti gli “..ismi”, frutto di menti misere e arroganti, che talvolta esercitano un potere pericoloso per gli altri, ma inconsapevolmente, come nel caso dell’ageismo, anche per loro stessi.
Il male silenzioso uccide ogni giorno
La solitudine rappresenta il male estremo: c'è sempre stata, ma in questo tempo di ipercomunicazione e vita on-line, la solitudine ha solo molte facce in più, mascherate da blog, da tweet, da post.
La solitudine, il male silenzioso, la tragedia muta. E' ciò che fa sentire le persone nel modo peggiore, in ogni parte del mondo, in ogni tempo, in ogni luogo.
La solitudine uccide, ma in maniera silente: niente titoli sui giornali, niente di niente.
Per molte persone nemmeno un ricordo, il pensiero di qualcuno. Solo andarsene via in silenzio, da soli, tremendamente soli, disperatamente soli.
La solitudine rappresenta il male estremo: c'è sempre stata, ma in questo tempo di ipercomunicazione e vita on-line, la solitudine ha solo molte facce in più, mascherate da blog, da tweet, da post.
Ecco, è veramente un paradosso non parlare con nessuno per giorni, rimanere da soli e ricevere un “Buongiorno” o un “Buonasera” forse stentate, in negozio o al bar, che non sono mai abbastanza per tornare alla vita.
E alla fine, costretti costantemente in questa solitudine potente che attanaglia e non fa respirare, ci si convince che sia meglio così, che è meglio soli che male accompagnati.
La sofferenza e la distorsione del problema non dà però la possibilità di capire che si può essere anche bene accompagnati da qualcuno che ci può capire, che condivide con noi le stesse emozioni, vivendo le quali si può provare vera gioia.
Molte persone invece rimangono in una bolla di smarrimento, la solitudine li incita a rimanere bloccati in casa da soli, additando motivazioni improbabili come “non hai le forze”, “non hai la coraggio”, “non hai le capacità”, ma soprattutto non credere più che sia possibile avere un dialogo sincero con qualcuno.
E allora, nel mesto muoversi in casa, la sera, assorbendo senza convinzione immagini sfavillanti di vite perfette, si continua a sprofondare sempre di più nella malinconia, finché dando un’occhiata all'orologio decidiamo di andare a dormire. L’illusione ogni sera si perpetua: che nel riposo, nell'abbandonare lo stato di veglia, si possa trovare una gran pace, il piacere di scivolare tra le braccia di Morfeo, colui che rende insensibili agli stimoli del mondo.
Ma poi c'è il risveglio: ricominciare una giornata da soli senza parlare con nessuno, il primo respiro della giornata è già una pietra sul cuore, lo è ancora di più nei giorni di festa, dove immaginiamo gli altri in famiglia o in gruppi a muoversi, a divertirsi.
E si prova ad uscire, a compiere quei dimessi gesti ordinari, come comprare un giornale, per sentirsi parte di una società. Si entra, si saluta, altri acquistano il giornale, ci si sente come loro, ma poi si ascolta un dialogo dove una persona esprime la propria gioia perché in quel giorno festeggia un anniversario e preparerà una tavolata per 15 persone.
E allora il pensiero fugge da quel luogo, ci si affretta ad uscire, ad allontanarsi, come se la distanza potesse cancellare l’udito.
Senza relazioni è vivere nell’inconsistenza, nell’offuscamento, perché una persona ha bisogno di incontrare gli altri, di comunicare, il bisogno di un confronto, di una risata, di un’emozione condivisa.
Ci si chiede il perché di tanto dolore al mattino: perché c’è tutta la giornata davanti, una nuova giornata di solitudine.
Questo malessere diventa sempre più profondo, anche se si cerca di accantonarlo, pensando che qualcosa cambierà; c'è una minima speranza in fondo, finché si va avanti, c'è un barlume di positività, perché effettivamente esiste la possibilità che qualcosa cambi, quindi è giusto avere questa speranza, che ci permette di portare avanti la nostra vita.
Succede: per alcune persone all'improvviso tutto cambia, ma per altri sembra non cambiare mai e il giorno dopo diventano sempre più tristi e soli.
Fate un pensiero nuovo: potremmo essere noi il motivo, la causa, i responsabili di questo cambiamento: con la dovuta attenzione leggere la sofferenza dell’altro, entrare in relazione in forma leggera, coinvolgere in qualche iniziativa socio-culturale, produrre atti di gentilezza accompagnati da un sorriso.
Basta poco, ma questo poco, che può essere tutto per l’altro, facciamolo iniziare da noi.
Connubio Natura Benessere - La crescita personale attraverso la coscienza ambientale
Serve risvegliare in noi la consapevolezza di essere parte del pianeta, serve una piena sintonia con i principi della natura (che sono quelli sviluppati dall’ecopsicologia) per arrivare ad una circolarità conoscitiva tra natura e individuo, con un obiettivo preciso: sintonizzarci con l’ambiente naturale
L’ambiente naturale, inteso come luogo ove non vi sia stata trasformazione da parte dell’essere umano, è fonte di grande benessere. La natura ci ospita e noi possiamo accrescere la nostra salute e il nostro equilibro, solo se riusciamo a rispettarla, a viverla in silenzio, imparando ad ascoltarla.
La logica del guadagno ha distrutto troppi ambienti, annientando foreste, inquinando i mari, avvelenando la terra. Ha ridotto ai minimi termini specie vegetali e animali (il Wwf ricorda che solo dal 1970 al 2012 l’uomo ha determinato il calo del 58% delle popolazioni di vertebrati terrestri e marini). Molte specie sono state portate all’estinzione negli ultimi 30 anni.
Un vero disastro ambientale, che il pianeta sta già pagando, attraverso le variazioni climatiche.
Non siamo proprio più in grado di rispettare il nostro mondo? Abbiamo davvero ancora bisogno di trasformare la terra?
Serve risvegliare in noi la consapevolezza di essere parte del pianeta, serve una piena sintonia con i principi della natura (che sono quelli sviluppati dall’ecopsicologia) per arrivare ad una circolarità conoscitiva tra natura e individuo, con un obiettivo preciso: sintonizzarci con l’ambiente naturale, abbandonando superflue sovrastrutture sostituendole con l’attenzione e l’ascolto di ciò che ci circonda.
Che la natura sia una inesauribile fonte di benessere, lo si sa da tempo, ma quello che sfugge ai più è che solo attraverso un ambiente inalterato dall’uomo, possiamo migliorare il nostro percorso interiore di vita.
Recenti studi hanno provato come camminare nei boschi e nella natura implementi le capacità di risoluzione di problemi delle persone e comporti un incremento delle capacità creative grazie al grado di concentrazione e rilassamento che si raggiunge con una immersione totale in ambiente naturale, lontano dalle distrazioni che nel quotidiano ci portano la tecnologia e il caos urbano.
Camminare nella natura aumenta la sintesi di neurotrasmettitori capaci di promuovere la “riparazione” delle cellule cerebrali, migliora la memoria, le capacità di attenzione e di pianificazione, ci rende più abili nel multitasking, favorisce la crescita di nuove cellule nervose e nuovi vasi cerebrali, allontanando declino cognitivo e invecchiamento..
Ma non solo. Da un punto di vista psicologico, porta ad un allenamento all’ascolto, interno ed esterno; affina le capacità sensoriali; allarga i confini della percezione e della concezione di se è del senso di identità; sviluppa un atteggiamento di apertura e rispetto nei confronti dell’alterità; valorizza l’immaginazione, l’intuizione e la creatività; si focalizza sui valori e sulla ricerca di senso della vita.
Attraverso l’utilizzo di Ecopsicologia e di psicologia contemplativa si attivano le cosiddette facoltà dell’emisfero destro del cervello, giocando quindi con l’analogia, la visualizzazione, il lavoro sui simboli e sulmovimento.
Si imparano ad usare tutti e cinque i sensi nel mettersi in contatto con il mondo esterno.
La psicologia contemplativa, in particolare, permette un miglioramento del pensiero e della capacità introspettiva, nonché l'accettazione di silenzio e quiete che stemperano ansie, paure, ossessioni.
Ma per fare tutto questo, serve fuggire dalla tentazione di sfruttare ancora una volta l’ambiente naturale per adattarlo alla nostra volontà e alle agiatezze di cui siamo schiavi. E’ invece fondamentale abbandonare i nostri bisogni superficiali e immergersi nell’alleanza con un sentiero, gli alberi, il vento, le cime delle montagne. Fermarsi non per rispondere al telefonino, ma ad ammirare un fiore, un animale sorpreso di vederci, un panorama mozzafiato, un’alba o un tramonto infuocati, e in silenzio assaporare la vita vera, l’armonia del biosistema di cui facciamo parte.
E’ vera solo se rispettiamo ciò che ci circonda, solo se impariamo a non lasciare tracce del nostro passaggio e solo se riusciamo a percepire il grande appagamento, intriso di energia positiva, che raggiungiamo senza pagare alcun biglietto.
Non servono ancora funivie e hotel. Abbiamo le nostre gambe che vanno allenate, le nostre menti che vanno sgombrate da bisogni superflui e i bivacchi, le malghe, i rifugi, che rappresentano più che sufficienti punti di ristoro e di riposo.
Oppure scegliamo altri tipi di vacanze o di weekend, se pensiamo che vivere a stretto contatto con la natura non sia per noi: la scelta non manca. Lasciamo il vero benessere naturale a chi lo sa apprezzare davvero, per intero.
Mobbing e stalking
Parliamo di mobbing e stalking con l’avv. Annelise Filz
La registrazione della trasmissione della web radio Radio Music Trento, “Sportello virtuale”, andata in onda lunedì 1 ottobre 2018.
Un approfondimento su due temi molto attuali e sentiti, sia da un punto di vista psicologico che legale, grazie all’intervento dell’avv. Annelise Filz.